LA BERGAMO CHE VOGLIAMO

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Da diversi anni Bergamo appare come una città ferma. La crisi economica e l’attitudine rinunciataria dell’amministrazione in carica hanno prodotto una situazione di sostanziale immobilità.
Si avverte il bisogno di un rilancio, che parta dai cittadini e si traduca in una nuova fase di governo, capace di un pensiero strategico, di progettualità e di una concretezza che in questi anni sono mancati.
Bergamo ha tutte le potenzialità per volare alto, anche se le difficoltà da affrontare non sono poche. La crisi economica ha colpito l’edilizia e il piccolo commercio, ha moltiplicato le aree dismesse e ridotto le capacità di investimento dell’amministrazione. La popolazione invecchia, permangono indici di bassa natalità e molti giovani scelgono di trasferirsi nei paesi di cintura, salvo poi ingrossare le fila di quei 60.000 city users che ogni giorno entrano a Bergamo per ragioni di lavoro o di studio, determinando gravi problemi di traffico e di inquinamento.
L’area vasta di Bergamo, quasi raddoppiata negli ultimi dieci anni, conta ormai oltre 400.000 abitanti, ed è evidente che a questa scala vanno riportate la cooperazione istituzionale e la pianificazione del territorio.
Le risorse a disposizione sono scarse, ma è per questo che serve un sovrappiù di competenza ed energia, capacità di mobilitare investimenti privati e di attingere a quelle risorse europee che Bergamo non è stata fin qui in grado di intercettare.

Rispondere ai nuovi bisogni e alle fragilità sociali

Serve un cambio di passo, a partire dal welfare: aumentano i bisogni, le fragilità sociali, e i denari scarseggiano; per questo bisogna rinnovare le logiche che hanno funzionato fin qui, superare la pura assistenza e puntare a un’aggregazione della domanda e dell’offerta, valorizzare le relazioni di territorio, con l’obiettivo di una maggiore efficienza e di una rigenerazione dei legami sociali.
La grande energia rappresentata dal volontariato, dalle imprese sociali e dalle reti spontanee di cittadini deve poter emergere, con la regia del Comune, attraverso processi di coinvolgimento e co-progettazione.
La partita dei prossimi anni si giocherà sulla capacità del capoluogo di contrastare la tendenza al declino demografico e alla perdita di posti di lavoro. Non sarà facile, ma la direzione è chiara: Bergamo deve aumentare la propria attrattività, investire nell’innovazione d’impresa e nel capitale umano, valorizzare le risorse ambientali e paesaggistiche, promuovere il patrimonio artistico e culturale, scommettere sulla dimensione tecnologica e partecipativa della smart city, sviluppare le capacità di accoglienza turistica.
Qui si colloca la grande scommessa di trasformazione delle aree dismesse e di valorizzazione dei complessi architettonici, dalla Montelungo agli Ospedali Riuniti, da Astino al Carmine-Sant’Agata, su cui poco o nulla è stato fatto; qui si definisce un nuovo modello di “città sostenibile” fondato sullo stop al consumo di suolo, su una politica della casa orientata alla riqualificazione dell’esistente e al low cost, sulla riduzione delle emissioni inquinanti, sull’incremento delle aree verdi e delle aree pedonali, sulla rigenerazione dei quartieri pensata in funzione delle famiglie e dei bambini, sull’accoglienza, sull’integrazione dei cittadini immigrati, sulla sicurezza dei cittadini, su infrastrutture e politiche che spostino quote di mobilità dai mezzi privati a quelli pubblici; qui si innesta il rilancio della progettualità culturale della città, del suo patrimonio artistico e musicale.
Qui infine sta il riconoscimento del valore strategico dell’aeroporto, determinante per le attività economiche del territorio, e contestualmente l’impegno a ricercare il migliore punto di equilibrio tra sviluppo dello scalo e tutela delle comunità più esposte all’impatto delle operazioni di decollo.

Una città di profilo europeo, amica dei giovani e della conoscenza

Al centro di questo disegno vediamo l’Università. La piena maturazione della vocazione internazionale del nostro polo universitario, la sua capacità di generare innovazione attraverso la ricerca e di trasferirla al tessuto produttivo, la sua fondamentale funzione nella qualificazione del capitale umano, nella cooperazione con istituti ed eccellenze del territorio, sono elementi che riteniamo decisivi per il nostro futuro.
Compito della politica e dell’Amministrazione dovrà essere quello di favorire questo sviluppo, a concretizzare l’idea di una città di profilo europeo, amica dei giovani e della conoscenza.
Questo è ciò che intendiamo per “rilancio”, accompagnato da uno stile di governo fondato sulla legalità, sulla trasparenza e sulla partecipazione.
Per avvicinare questi obiettivi sarà decisivo riuscire a sviluppare un pensiero di lungo periodo – cogliendo fino in fondo l’occasione rappresentata da Expo 2015 – e fare ricorso a tutte le capacità che il nostro territorio è in grado di esprimere.
Il futuro di Bergamo è nelle mani dei bergamaschi. A noi spetta da subito il compito di coinvolgere in profondità le diverse e numerose articolazioni della nostra comunità – associazioni, quartieri, famiglie, cittadini – suscitandone la fiducia e orientandone le migliori energie verso un grande progetto condiviso.

Giorgio Gori